Cos’è l’analfabetismo funzionale: fotografia di un Paese in balia del webete

In principio è stato l’UNESCO a dare una definizione di analfabetismo funzionale:
Una persona è funzionalmente alfabetizzata se può essere coinvolta in tutte quelle attività nelle quali l’alfabetizzazione è richiesta per il buon funzionamento del suo gruppo e della sua comunità e per permetterle di continuare a usare la lettura, la scrittura e la computazione per lo sviluppo proprio e della sua comunità.
Poi è toccato a Umberto Eco esprimersi sulla spinosa questione:
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.
Poi è stata la volta di Enrico Mentana, col termine Webeti, neologismo coniato per indicare gli accaniti commentatori dei suoi post, tanto accaniti quanto fuori contesto e disinformati.
Cos’è l’analfabetismo funzionale
Internet e i social network hanno amplificato la possibilità di connettersi col mondo, ma in alcuni casi non ha generato alcuna apertura verso la realtà, per comprenderla e per conoscere ciò che accade al di là del proprio naso. La rete offre a portata di mano la possibilità di informarsi e di leggere, ma non sempre questo corrisponde a un’informazione corretta e correttamente recepita. Le fake news hanno sconvolto tutto, rendendo più labile la distinzione tra il vero e il falso.
E l’analfabeta funzionale, infatti, ha problemi non solo col riconoscere le notizie, quelle vere, dalle bufale; ha anche la tendenza a voler a tutti i costi dire la sua, risultando del tutto scollato dalla realtà, non aderente al contesto dell’attualità e piuttosto ignorante e disinformato, chiuso nel suo ristretto modo di vedere le cose.
Pur avendo ricevuto un’istruzione di base e avendo a disposizione gli strumenti necessari per informarsi, l’analfabeta funzionale non ha una piena capacità di comprendere e interpretare correttamente la realtà che lo circonda, in cui è socialmente immerso.
Non è analfabetismo strutturale insomma (chi non è in grado di leggere e scrivere), ma non è in grado di leggere i termini di un contratto, comparare dei testi, riassumerli, compilare una domanda di lavoro. La mancanza di capacità critica e analitica si traduce in un’inclinazione a credere a tutto ciò che legge, senza contestualizzarlo e senza distinguere il vero dal falso, senza capacità di giudizio autonomo e di valutazione.
L’analfabetismo funzionale in Italia
Secondo il celebre linguista Tullio De Mauro (nonché ex ministro della Pubblica Istruzione), gli analfabeti funzionali in Italia sarebbero addirittura l’80%.
Lo riferisce in due pubblicazioni sul tema dell’analfabetismo di ritorno, della scolarizzazione e della cultura: La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione (Franco Angeli, 2000) e Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana 16-65 anni (Armando editore, 2006).